Foto di Luke van Zyl su Unsplash
Da anni, i social network e le piattaforme digitali cambiano le nostre vite. Introducono nuove abitudini, nuovi bisogni, nuove parole, nuove professioni. I cambiamenti sono tanti e avvengono a una velocità tale che, spesso, non abbiamo il tempo di comprenderli. Magari, quando subentra la confusione o la frustrazione, ci rifugiamo in una stizzita nostalgia, dicendoci che prima si stava meglio. Già, ma prima di cosa, nello specifico? Prima degli smartphone? Prima dei social? Prima di Instagram? Prima di Tik Tok? Prima di internet?
Le novità e gli stravolgimenti sono così numerosi che è difficile stabilire un inizio, tracciare una linea per riflettere o anche solo per provare a raccontare una storia. Proprio per questo mi è piaciuto Confessioni di un’influencer pentita, il libro di Federica Micoli. Nonostante queste difficoltà, infatti, l’autrice è stata in grado di scrivere una cronaca dell’ultimo decennio, quello in cui l’influencer marketing è entrato nei nostri dispositivi e nella nostra vita online e offline. Il titolo del libro è tutto un programma e, grazie al formato “confessione”, Federica Micoli ci permette di osservare il mondo delle e degli influencer da un punto di vista al tempo stesso interno ed esterno. Condivide una storia in grado di toccare nervi scoperti, provocando curiosità, indignazione, preoccupazione, tristezza senza però rinunciare a una narrazione brillante.
Più efficaci dei momenti di grande gioia, ai fini delle visualizzazioni, c’erano solo i momenti di grande dolore. Il test di gravidanza con esito negativo diventava ancora più virale di quello positivo. Ho visto delle ragazze distrutte per l’ennesima delusione sacrificare il loro dolore sull’altare dell’algoritmo. «Sei un esempio!» le incoraggiava il pubblico inappagabile. «Grazie per averci mostrato un momento così doloroso!» esclamavano, come se fosse normale riprendersi durante un test di gravidanza. «Hai normalizzato un disagio che tante come te vivono ogni mese.»
«Normalizzare», «stigma», «condivisione» erano parole passe-partout usate per disinnescare qualsiasi livello di complessità.
Grazie alla voce e al ritmo del racconto, infatti, quando inizi Confessioni di un’influencer pentita non vuoi fermarti. La promessa del titolo ci fa sentire complici dell’autrice, saggi e ben disposti ad accogliere il suo pentimento. Solo che più leggiamo e più ci rendiamo conto che ci siamo anche noi in questo racconto, che la confessione di Micoli di fatto è anche la nostra. Il libro, però, si tiene fortunatamente al riparo da un finale moraleggiante, evitando anche l’apologia del digital detox che andava molto di moda un po’ di tempo fa. Più che una lezione, è una lunga fotografia in cui ci possiamo specchiare, imparando ciò che vogliamo imparare, se lo vogliamo.
Una lettura veloce e piacevole, perfetta per il fine settimana.
📍 Federica Micoli, Confessioni di un’influencer pentita (132 pagine, Fabbri Editori 2023)
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