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Ancora una volta. Vivere e scrivere con la musica

Capita di poter iniziare una storia da un punto qualsiasi, perché sai che in un modo o nell’altro arriverai esattamente dove devi arrivare. Così adesso, quando ho deciso di cominciare a raccontare, tanti momenti della mia vita si sono fatti avanti per essere illuminati dalla memoria, inizi diversi per la stessa storia. Fermandomi a osservarli, tuttavia, ho il sospetto che questa storia, in fondo, non sia solo la mia, perché è la storia di chiunque vive, cresce, sogna, cambia, fallisce, va avanti, torna indietro, perde, scopre, dimentica, soffre, ricorda, continua, riprova. Ciò forse la rende meno speciale, o magari no.

Nel mio caso, c’è un ragazzino di provincia che si guarda attorno e non si riconosce. Intuisce che vorrebbe qualcosa, ma non sa bene cosa, perciò finisce per farsi fare compagnia da altri che sente essere come lui, che nelle orecchie gli cantano di cose che non conosce ma che in qualche modo gli appartengono, con una leggerezza che, lui lo capisce, serve a controbilanciare il peso di un’adolescenza come la sua, anche se non è proprio la sua. Eppure, come dicevo, la memoria fa cortocircuito, proprio come questo racconto. Perciò, senza accorgermene, mi ritrovo sulle dita la stessa storia dello stesso ragazzino, però vent’anni più vecchio, che cammina per le strade di una città diversa, in un continente diverso, con la stessa sensazione di guardarsi attorno senza riconoscersi, persino con le stesse canzoni nelle orecchie, cantate dagli stessi di tanti anni prima, anche loro vent’anni più vecchi, così diversi nell’essere sempre uguali.

Un altro lampo e il ragazzino ha compiuto da poco quindici anni, torna da scuola e la madre gli dice che il suo gruppo preferito si è sciolto. Poi di colpo gli anni sono trentatré, attorno a lui c’è il buio di un palazzetto di Brooklyn, mentre aspetta che quello stesso gruppo salga sul palco per esibirsi. Attesa al buio diversa, ma forse nemmeno tanto, di quando è ventenne e ancora non capisce dove andrà, di quando scrive e pubblica storie come se saltasse con gli occhi chiusi, di quando perde chi gli è caro, di quando incontra chi vorrebbe che non se ne andasse mai più, di quando si dice che non scriverà più nulla, di quando ricomincia a scrivere senza sapere la direzione che prenderà. In sottofondo sempre quelle stesse canzoni, colonna sonora a fuoco basso di una vita che sogna di fare una fiamma alta.

Dicevo che con certi racconti arrivi esattamente dove devi arrivare, a prescindere da dove cominci. In realtà può finire che cammini tanto per ritrovarti all’inizio, ma ti dici che forse non è una brutta cosa, perché certe storie sono fatte proprio di questo, di tante altre storie che iniziano e finiscono di continuo. Di te che le ascolti, le scrivi e le vivi ancora una volta, senza chiederti se sia la prima o l’ultima.