La tua rivale di sempre muore davanti ai tuoi occhi. Insieme allo shock, senti subito il brivido di un’occasione irripetibile: puoi avere finalmente tutto ciò che era suo. Così inizia la storia di “Yellowface”, il romanzo di R. F. Kuang che è un vero e proprio “Delitto e castigo” ambientato ai giorni nostri. Sullo sfondo, l’editoria contemporanea, con i suoi meccanismi a volte spietati e le sue regole non-scritte, dove si riflettono i limiti e le contraddizioni della società americana e non solo.
“Yellowface” è questo e tanto altro. È l’amore estremo della protagonista per la scrittura, un amore irrinunciabile e malsano che la conduce dove altri si fermerebbero (forse). È l’amicizia complicata tra lei e Athena, la rivale così perfetta di cui nemmeno la morte riesce a far sparire fino in fondo l’ombra. È la dipendenza che abbiamo per lo sguardo altrui, che noi stessə ci puntiamo costantemente addosso popolando i social network con il peggio di noi, anziché il meglio. È la bravura di una scrittrice che costruisce una storia che è un precipizio dove scivoli insieme alla sua protagonista, che ti fa ruzzolare e ferire senza però impedirti di andare avanti, per vedere cos’altro potrà succederti mentre continui a cadere.
Dopo tanto tempo, leggendo “Yellowface” mi è capitato di pensare a una storia anche quando stavo facendo altro. Mi domandavo cosa sarebbe successo, sentivo il desiderio di tornare a leggere il prima possibile, provando al tempo stesso disagio e ansia per quello che la storia di Juniper mi avrebbe fatto scoprire, per le domande che mi apriva dentro come ferite da taglio. Perché fin dall’inizio, e ancora di più andando avanti, è impossibile evitare di domandarsi: Ma io, al suo posto, che cosa avrei fatto?
La forza di questo romanzo, insieme alla scrittura che ti lascia i graffi sulle dita, è proprio la sua capacità di spingerti addosso alla protagonista, costringendoti ad attraversare al suo fianco la sua storia. Provi repulsione, paura, vuoi condannarla, sai che dovresti, eppure senza accorgertene senti farsi strada dentro di te il desiderio che Juniper la faccia franca, che non la scoprano, perché in un certo senso temi che scoprirebbero anche te, perché ti rendi conto che ti ha trasformato, raggirato, reso complice.
“Yellowface” è un romanzo che ti abiterà dentro, tanto che non riuscirai a smettere di guardarlo nemmeno quando ti girerai dall’altra parte.